Mangiare:
tra bisogni primari e radicali,
tra libertà e necessità,
tra far vivere e lasciare morire.

Naturasi (botteghe), Cortilia (consegne a domicilio prodotti locali), L’alveare che dice si (piattaforma web), ma il biologico si vende sempre di più e in maggior parte nella grande distribuzione.

Provate a contare nei supermercati quanti cibi "senza" ci sono, cibi senza “lattosio, zuccheri, conservanti, glutine, grassi idrogenati e oli vegetali, e poi bio, km0, equosolidale, vegetariano, etnico, ecologico, bio dinamico: sono rivelatori della capacità del capitale di catturare anche le culture e gli stili di vita critici.

Mentre si diffonde la consapevolezza della nocività dell' industria agroalimentare,
delle due una: o sei disposto ad offrire la tua vita in cambio di un compenso che ti permetta di salire nella gerarchia del consumo, oppure lottiamo per un reddito individuale e collettivo per la riappropriazione e la gestione autonoma delle risorse, per inventare un soggetto post-sovrano, un contropotere permanente per l'organizzazione sociale del comune.

Senza reddito non c’è tempo per fare i gas, le comunità agricole, gli empori sociali, le comunità alimentari locali, per creare filiere alimentari, ricercare un altro modo di produrre e distribuire ciò che mangiamo senza avvelenarci.

Il biologico è intensivo e il km0 non è senza pesticidi.

Consumo critico o sostenibile, buone pratiche, responsabilità sociale e ambientale delle imprese, impronta ecologica, le responsabilità individuali, sostenibilità ambientale, conservazionismo, e persino la natura che si ribella, sono tutte cagate: solo il comune può produrre cibo sano!

L’alimentazione per la moltitudine è una questione di qualità. Non è più una questione solo di quantità, nonostante la crescente crisi economica, la pandemia e la guerra, è questione prioritariamente di autonomia, di libertà.

Altrimenti ci dobbiamo affidare a Bill Gates che è diventato il più grande “contadino” d’America.

Nel corso degli anni ha acquisito la cifra record di 120mila ettari in 19 stati Usa e non sembra intenzionato a fermarsi. Numeri che, se paragonati alla media di 11,1 ettari delle aziende agricole italiane, danno la cifra dell’enormità dell’operazione.
Ma qual è l’obiettivo di acquistare così tanti campi?
Nel corso di un intervento sul social Reddit Gates ha affermato di averlo fatto perché diventino più produttivi e possano creare posti di lavoro attraverso la Bill & Melinda Gates Foundation creata con l’obiettivo dichiarato di migliorare l'assistenza sanitaria e ridurre la povertà estrema nel mondo, ma spesso finita al centro delle polemiche per la sua influenza sulle scelte dei Paesi in materia di politiche economiche e sanitarie e i rapporti con le multinazionali del farmaco.
Un’ipotesi è che l’acquisizione di terreni vada di pari passo con lo sviluppo di tecnologie di Agricoltura 4.0 in cui la Microsoft è tra i leader a livello mondiale. Ma c’è anche da dire che il valore dei terreni acquistati nel corso degli anni si è impennato.
Jeff Bezos, patron del colosso Amazon. E gli oligarchi dell’hi tech, dallo stesso Gates ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems) fino alla famiglia Musk, sono anche quelli che premono per la diffusione della carne sintetica, la cui produzione è legata all’utilizzo di alta tecnologia. Per la carne artificiale solo nel 2021 sono stati raccolti 1,4 miliardi di dollari, con una crescita del 23mila% rispetto al 2016, di cui una larga parte impiegata in aggressive campagne di marketing che puntano sulla demonizzazione dell’allevamento tradizionale. Una domanda: i vegetariani, i vegani e gli anti specisti da che parte staranno?

Gli agricoltori familiari lavorano su una percentuale rilevante dei terreni agricoli di tutto il mondo. Percentuali regionali: 85% in Asia; 62% in Africa; 83% in America del Nord e Centrale; 68% in Europa; e 18% in America del Sud.
L’agricoltura industriale mondiale utilizza una percentuale inferiore di suolo coltivato ed è molto concentrata, per paesi e per coltivazioni: tutte le terre interessate dall'agricoltura industriale senza chimica non sono più produttive .

L’utilizzo di automi, droni, satelliti, sensori e big data avanza a grandi falcate perfino nei paesi del Sud e in aree dell’agricoltura familiare e contadina garantendo servizi per migliorare la produzione.

Nello stand della Coldiretti alla Fieragricola Tech di Verona così si promuove l'Agricoltura 4.0: contro il caro prezzi spinto dalla guerra in Ucraina e dai cambiamenti climatici, arrivano satelliti e robot per aumentare le rese agricole e ridurre il consumo di carburanti, acqua, fertilizzanti.

Accordi e fusioni tra le più grandi imprese agroalimentari (sementi, agrotossici, fertilizzanti, commercializzazione) con quelle delle macchine agricole e con i colossi tecnologici. Ognuna delle fasi della catena agroalimentare industriale è dominata da poche imprese: tra le 5 e le 10 in ogni settore controllano più della metà del mercato globale.

Dopo la pandemia e la guerra in Ucraina le parole d'ordine sono di assicurarsi la sovranità alimentare per affrontare le tensioni internazionali sugli scambi commerciali riallocando geograficamente le specializzazioni (concentrazione produttiva) secondo i costituenti assetti globali.
Non solo la vita è in produzione, anche la guerra: se la vita è in produzione anche la vita è in guerra?

Il capitale faceva la guerra per un pozzo di petrolio, un pezzo di terra, per una rotta commerciale, per il potere; oggi siamo in guerra permanente, nelle sue molteplici forme, per rinnovare le condizioni della sua riproduzione: prima fra tutte il controllo della vita sociale, la capacità di mobilitazione dell’individuo sociale per ricondurlo alla valorizzazione capitalistica, per trasformare la potencia in potestas. Trump e Bolsonaro, oligarchi con maggioranze produttive prima che politiche, difendono insieme ad una parte della moltitudine stili di vita e quindi modalità di produzione, non solo il privilegio del sovrano ma anche del popolo.

E noi, come aggiorniamo la prassi senza immaginazione ?
Tante scoperte, qualche innovazione, poche invenzioni.
L’individuo proletario “si colloca così in un contesto storico in cui la contemporaneità della produzione capitalistica gli fornisce tutte le condizioni per il lavoro cooperativo”, le capacità per rifare daccapo il mondo.

Dalla potestas alla potencia, dal fare politica al fare comune, da commercianti a produttori, da massa a singolarità.

Se il lavoro non è più l’unico potere sopra gli individui, ma è la vita al centro del processo di estrazione di valore, l’organizzazione non può che scommettere sulla libertà di autodeterminazione delle infinite variazioni degli stili di vita che fanno il comune, fare i conti con la singolarità di ciascuno.

Se il comunismo è il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti, il reddito è il movimento reale che crea le condizioni per il fare comune, è “ il potere democratico e moltitudinario inteso come diffusione di liberta individuali e collettive, politiche ed economiche”